Chi e Come

Chi e come ha fatto sì che venisse a mancare, a tutto il pianeta, il presidio efficace ed efficiente alla salute di tutti: non facciamo i furbi, non tentiamo di nasconderci dietro la foglia di fico della imprendibile complessità del funzionamento della economia dei popoli e delle nazioni, come sia successo e continui a succedere lo sappiamo.

Nemmeno il Chi presenta particolari difficoltà di individuazione, sono liste, elenchi pubblici, sciorinati dai media, dai nostri quotidiani, da Forbes, da Fortune: oggi, gioiosamente, i quotidiani italiani danno notizia che il più ricco della nazione italiana è Ferrero, erede di quel Ferrero della Nutella, fondatore della azienda e scomparso non da molto, successo mondiale incontestabile, nocciole turche incluse.

Non occorre essere specialisti di economia, né avere compiuto chissà quali studi.

Il Chi e il Come sono sotto i nostri occhi, e c’è anche chi, autorevolmente e con onestà e veridicità si è preso la briga di mettere insieme i pezzi, ricostruendo le connessioni tra storia e presente, modulando il linguaggio con cui presentare prove e reperti in modo che anche chi non disponga di strumenti culturali particolarmente sofisticati possa capire.

Personalmente ho trovato magistrale la ricostruzione compiuta da Noham Chomsky, Requiem for the American Dream, 2015 lucida e incisiva la ricostruzione dei meccanismi adottati per mantenere e aprire sempre di più la forbice tra ricchi e poveri, tra la ricchezza detenuta dai pochi e la miseria condivisa da tutti gli altri.

Prezioso, puntuale, a volte noioso e un po’ banalotto il lavoro di Stiglitz, Nobel per l’Economia assegnato nel 2001, da oltre vent’anni ammonisce e avverte, vedi ad esempio “Il prezzo della disuguaglianza. Come la società divisa di oggi minaccia il nostro futuro”, Einaudi, 2013.

Beffardo e insultante, ma a quel che si sa attendibile, e perfino moderato, il filo dipanato da un altro film abbastanza recente, The Big Shot, La Grande Scommessa, anche questo uscito nel 2015.

Senza dover ricorrere, come certo potremmo, ad innumerevoli studi e contributi al tema che datano decine, centinaia di anni, di molti autori, i nostri numeri, i numeri di oggi, con alcune variazioni locali, in più o in meno, ci dicono che la proporzione 10-90, sul piano planetario, è ragionevolmente affidabile: il 10% dispone e detiene il diritto di accesso e proprietà al 90% delle risorse e delle ricchezze di tutto il pianeta, il 90% se la deve cavare con il 10% delle risorse.

Da quando? Certamente da quando si è iniziato a registrare chi ha che cosa e chi non ha che cosa, alcune centinaia di anni… ma possiamo sinceramente dubitare che prima della rivoluzione industriale le cose andassero diversamente: risalendo il corso del tempo, 1500, 1200, 1000, 500, 100 dopo cristo, e prima ancora, fino all’alba dei tempi della cosiddetta società civile, 2000, 3000 4000 anni prima di cristo, a occhio e croce, la proporzione “aurea” 1:10 non pare mutata.

Sono mutati i modi in cui, così si dice, “produciamo” ricchezza, non sono di molto mutati i modi con cui la ricchezza è  distribuita, accumulata, e protetta.

E stiamo parlando di numeri che descrivono la ricchezza “legale”, quella protetta dagli ordinamenti legislativi odierni, lasciando perdere ogni tentativo di considerare quella illegale, teoricamente non protetta dalla legge: non illudiamoci, qui legge vuol dire uomini e donne di legge, forze armate, legalmente e fisicamente armate, che hanno anche e soprattutto il preciso compito e obiettivo di proteggere e difendere la proprietà.

Già, la proprietà, il diritto di accesso e di destinazione d’uso delle risorse, delle case, dei mezzi di produzione, delle materie prime e lavorate, delle scorte, insomma di tutto ciò che declina il termine “risorsa”.  Proprietà che, se non protetta con la possente forza dei corpi armati degli stati, dei governi, non custodita, finirebbe localmente contesa tra chi ne rivendica la proprietà e chi desidera subentrare, contesa che troverebbe soluzione con la sconfitta del più debole tra i due contendenti.

Cosa che accadeva prima della fondazione degli stati, prima del celebre patto sociale. Son cose che sanno, o immaginano agilmente, tutti, grandi e piccini, letterati e illetterati.

Torniamo ai nostri ricchi e ai nostri poveri: la prima risposta che anche un bambino potrebbe dare al quesito “chi e come ha fatto sì che venisse a mancare, a tutto il pianeta, il presidio efficace ed efficiente alla salute di tutti”, messo di fronte alla evidenza dei pochi che hanno tanto e dei tanti che hanno poco, non è difficile da indovinare.

Il ditino punterebbe con sicurezza sul gruppetto dei ricchi svergonati e senza coscienza sociale: i soldi se li sono fregati loro, le risorse se le sono accaparrate loro, con questo facendole mancare a quelli che hanno il compito di proteggere la nostra salute.

Sì, ci sono anche le risorse sottratte dalla cosiddetta criminalità organizzata, che non è immaginaria o frutto di un delirio complottista, ogni paese ha la sua, o le sue, e non c’è dubbio che abbiano il loro peso: se non ricordo male il rapporto tra il PIL dei tanti stati e governi legalmente riconosciuti e il PIL della criminalità organizzata si situa intorno al 10%, non poco, certamente, ma in rapporto al clamoroso 90% di proprietà dei ricchi fa ridere.

E allora che si fa? Espropriamo i ricchi una volta per tutte? È illegale, salvo che non venga disposto da chi è legalmente autorizzato a formulare e far eseguire questa disposizione, dunque dai governi, tenuti a rispettare la legge ed i principi costituzionali dei loro paesi.

Non è che ci volesse Chomsky per scoprire che le leggi, l’attività legiferante è tra le prime attività presidiate dalla casta dei ricchi, naturalmente pro domo loro, promulgando leggi e leggine che li proteggano, poveri ricchi!

Non servono gli scienziati della NASA per essere capaci di riconoscere che da sempre il cosiddetto potere economico, e cioè il gruppo di coloro che legalmente detengono la proprietà del 90% delle risorse planetarie, è, diciamola con un vistoso understatement, la determinante chiave del potere politico, cioè i più forti suasori, se non smaccati burattinai, delle più o meno pittoresche figure che singolarmente o a gruppi si alternano sulla ribalta della politica illuminata dai riflettori, non meno che di coloro che si aggirano nei corridoi e nel backstage della politica.

Saremo anche cascati da piccoli battendo la testa, ma non così tanto da aver compromesso il nostro normale funzionamento mentale, fin lì ci arriviamo tutti, o quasi, possiamo arrivarci tutti, o quasi. E sappiamo bene che, di fatto, la legge impedisce di seguire questo corso di azione.

Parrebbe rimasta la via della democratica e legale procedura di modificazione della legge, presente in molte, se non tutte le legislazioni degli stati del mondo… a parte i tempi biblici, facilmente prevedibili, penso che comunque andremmo fuori strada.

Il nodo, decisamente e recisamente, non sono le leggi avverse ad una “più equa” distribuzione delle risorse, e nemmeno questi poveri disgraziati che costituiscono la ridotta minoranza dei ricchi del pianeta. Esperimenti già tentati nel corso della storia, e tutti falliti, non giova ripetere, dalla rivoluzione francese a quella russa, da quella russa a quella cinese, rottami del nostro passato più o meno recente.

E chi si levasse per proporre di “liquidare” i ricchi, colpevoli di manipolare a loro esclusivo vantaggio la legge e di farsi proteggere, con le loro immense fortune, dalle forze armate, non andrebbe ascoltato, ma dovrebbe essere bloccato e curato, amorevolmente assistito, fino a quando non avesse recuperato il ben dell’intelletto.

Anche qui è semplice storia, niente di complicato: sino ad oggi la casta dei ricchi, dei potenti, si è dimostrata peggio della gramigna, non solo inestirpabile come la vecchia buona gramigna, anche mutaforma, capace di mimetizzarsi a lungo per non essere intercettata, di diventare volatile come gli immensi capitali che appaiono e spariscono ogni notte in questo o quel paese, grazie alla nostra possente tecnologia.

Pressoché imprendibili, e anche quando presi, ed espropriati a norma di legge, il vuoto lasciato dal malcapitato, sfortunato ricco “espropriato” viene rapidamente colmato dal successivo candidato alla casta, che è lì e non aspetta altro da tempo.

Su questo le “lezioni della storia” sono nette, essi sembrano come la materia che noi conosciamo, obbedienti alla legge di conservazione dell’energia: non si creano, non si distruggono, si trasformano.

Parrebbero quasi dei virus.


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