Funzionare

  • Dovrei essere contenta, buona salute, famiglia in armonia, figli magnifici, economicamente stiamo bene, difficoltà e turbolenze sono da tempo dietro le nostre spalle, orizzonte sgombro e sereno… e invece no, sono triste e infelice.
  • Ho un buon lavoro, mi piace e lo faccio volentieri, la carriera procede in modo soddisfacente, buona salute, famiglia a posto… ma continuo a sentirmi preoccupato, tra dieci anni dove mi troverò? Non dovrei preoccuparmi, e invece non posso farne a meno.

 

Sistema, ambiente, sopravvivenza e riproduzione: questi gli elementi cardinali, le pietre angolari su cui si regge ogni nostra argomentazione.

Sopravvivenza e riproduzione, del singolo e della specie, attraversano implacabilmente ogni sistema di cui siamo costituiti, ogni sistema di cui qualunque entità biologica è costituita: ciascun sistema, per sopravvivere e riprodursi, per poter funzionare, deve trovare soddisfatte condizioni molto specifiche.

Sistema respiratorio umano? Enormemente complesso, dipende dal funzionamento di molti altri sistemi, muscolare, nervoso, cardio-circolatorio, linfatico, scheletro, epidermide, alimentare e digestivo, tutti elementi del suo ambiente… e naturalmente da aria respirabile, una miscela di gas la cui composizione può variare entro limiti ristretti, luce e calore entro limiti di variazione abbastanza ristretti.

Basta che uno degli elementi del sistema e/o dell’ambiente venga a mancare, non rispetti i nostri limiti o non funzioni per determinare la fine del sistema, il blocco e la disgregazione.

Il quadro delle condizioni di esistenza, di sopravvivenza e di riproduzione costituisce il puntuale riferimento di ciò che chiamiamo bisogno: la condizione di bisogno coincide con il più o meno ciclico venire a mancare della soddisfazione di una o più delle condizioni di esistenza e di sopravvivenza.

E i nostri sistemi “superiori”? Il Sistema Emotivo, il Sistema Pensiero Operazionale, il Sistema Pensiero Simbolico, il Sistema Egoico?

Nemmeno questi possono naturalmente sfuggire alla necessità di soddisfare, di trovare soddisfatte le loro specifiche condizioni di esistenza e di sopravvivenza, alla necessità di “funzionare” adeguatamente per poter sostenere ed in qualche misura garantire la sopravvivenza del nostro intero organismo.

E veniamo al punto: di quali bisogni si deve occupare il Narratore per essere efficace?

Sappiamo che la risposta esatta a questa domanda si trova là, dove Narratore e Ricevitore si incontrano nell’ambiente reale, in un preciso giorno e ad una non meno precisa ora: dipende infatti dalla configurazione delle condizioni e degli elementi che il Ricevitore sta cercando di mettere a posto, configurazioni che variano continuamente.

Dunque una risposta è impossibile qui? In senso stretto non è possibile, ciò che è qui possibile ha comunque valore: possiamo prepararci a riconoscere alcuni tipi di bisogno, alcuni schemi ricorrenti di configurazioni di elementi e condizioni che tutti, ciclicamente, con maggiore o minore frequenza, incontriamo.

Il primo e forse più “fondamentale” è il bisogno di funzionare adeguatamente: ciascun sistema deve cioè trovare il riscontro della propria integrità sistemica, e, naturalmente, può trovarlo solamente attraverso il proprio funzionamento, lavorando.

Tutti i nostri sistemi, per così dire, “nascono” per risolvere problemi, per concorrere ad elaborare una linea di azione efficace rispetto al governo ed al controllo delle configurazioni di ambiente con cui abbiamo a che fare, configurazioni in costante mutamento.

La meraviglia del nostro ambiente virtuale, e le straordinarie manipolazioni che ci sono consentite, rendono praticamente inesauribile il “materiale” su cui ciascun sistema può lavorare: in altre parole, se l’ambiente reale non presenta problemi, non fornisce materiale d’opera, poco male, l’ambiente virtuale è sorgente inesauribile, finché siamo vivi.

Così, una prima parte della comprensione della curiosa infelicità della signora la troviamo nella parziale assenza di questioni su cui mettersi al lavoro; così come troviamo elementi che ci rendono comprensibile le preoccupazioni del professionista di successo nella duplice forma delle abbozzate minacce a cui far fronte tra dieci anni (perdita della posizione, della sicurezza, chissà che altro ancora), e nella non così bizzarra preoccupazione relativa all’essere preoccupato.

A questo primo livello di osservazione, la preoccupazione, che correttamente traduciamo in timore, ansietà, relativa alla condizione di provare ansietà è un legittimo interrogativo circa il proprio buon funzionamento: la radice del timore del timore rimanda al nostro sistema nocicettivo, che altrove abbiamo riconosciuto come il nostro sistema di allarme, avvertire il timore del timore altro non è che recepire un segnale di allarme che può avvertire circa un inadeguato funzionamento sistemico, in questo caso il sistema emotivo.

Naturalmente, le osservazioni che stiamo svolgendo hanno valore in relazione alla “veridicità” della narrazione che la signora ed il professionista fanno circa quello che gli passa per la testa: nessuno può garantire che nel loro ambiente virtuale le cose stiano esattamente come ci dicono.

E nessuno può garantire, nemmeno gli stessi narratori a loro stessi, che la narrazione che hanno condiviso con noi sia o non sia frutto di una decisione, consapevole o inconsapevole, ad esempio, di narrare ciò che narrano anche per non narrare di altro, che pure può essere ben presente nel loro ambiente virtuale.

La signora potrebbe sentirsi poco amata, desiderare di provare intensa eccitazione, desiderio frustrato da un menage familiare piatto ed incolore e dal “naturale invecchiamento” della relazione con il marito; il professionista potrebbe celare (a se stesso prima e poi a noi) avvenimenti recenti che, proiettati sul medio termine, gettano ombre inquietanti sulla stabilità attuale del suo successo.

Ma anche nei limiti di affidabilità dei reperti costituiti da narrazioni, le nostre osservazioni restano valide, e ci aiutano a farci strada verso una comprensione migliore del bisogno dei nostri interlocutori: per l’una un aiuto potrebbe provenire dal sostenere la ricerca di qualcosa cui dedicarsi (non esclusa alcuna opzione, nemmeno la ricerca di un nuovo partner), per l’altro dall’esplorare i limiti delle nostre possibilità di controllo di configurazioni che si potrebbero presentare a lungo termine, per entrambi un aiuto potrebbe provenire da una più sofisticata conoscenza della nostra natura sistemica.

Il buon funzionamento sistemico è costantemente sotto controllo, per così dire “sanitario”, nei limiti consentiti dalla sofisticata configurazione del sistema nocicettivo e dalla produzione di elementi di riscontro che riguardano eminentemente l’integrazione del nostro funzionamento nell’ambiente virtuale e nell’ambiente reale: in entrambi i “casi” esaminati, ciò che si trova nell’ambiente reale non coincide a sufficienza, non è abbastanza simile a quello con cui ciascuno di loro ha a che fare nel rispettivo ambiente virtuale.

Ciò che spesso è stato chiamato bisogno di autorealizzazione e collocato al livello più elevato dei bisogni umani, deve essere riletto e ricollocato alla base, riconoscendogli uguale se non maggiore potenza dei cosiddetti “bisogni primari”: il principio di similarità riconosce la ineludibilità della nostra necessità sistemica di collimare virtuale e reale, di agire in ogni modo possibile affinché ciò che per ciascuno si trova nell’ambiente virtuale si trovi anche nell’ambiente reale.

In ogni senso, l’aiutare è intrecciato al realizzare e all’armonizzare virtuale e reale.


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