Proprietà – attuali misure per il virus homo sapiens

Il corvo nasconde il cibo che non consuma subito, avendo cura che i suoi simili non vedano dove lo nasconde.

Il repertorio umano delle azioni finalizzate a proteggere le fonti di rifornimento di ciò che è giudicato servire alla propria sopravvivenza è molto esteso ed articolato, compilare anche solo un primo elenco provvisorio è un lavoro enorme, impossibile da affrontare qui.

Siamo solo alla terza legge, e già l’intreccio delle linee di azione generali e di ciò che le limita, le contiene, che abbiamo visto per le precedenti e che si ripresentano anche qui, nel presidio delle fonti di rifornimento, rischia di confonderci la vista.

I limiti posti dalle regole e dalle leggi, come abbiamo visto sono flessibili, dipendono dai governi, il confine tra la conquista delle fonti di rifornimento e la loro protezione è mobile: va bene, nel caso più semplice, in teoria, ciò che il singolo o i gruppi possono fare non può violare il limite dei confini delle proprietà, non può violare l’integrità fisica di altri esseri umani.

Ma… i confini delle proprietà sono legalmente modificabili, secondo le regole che via via la casta definisce, Chomsky docet, Stiglitz pure.

Quanto alla integrità fisica degli altri esseri umani, i disastri ambientali non ce li siamo inventati, la CO2 non è proprio una favola, l’estinzione a ritmi forsennati di migliaia di specie ogni anno, di questi ultimi decenni, nemmeno.

E non che non si sappia che cosa NON si deve fare per evitare disastri ambientali, per eliminare l’effetto serra, per conservare la varietà delle specie: è che, a braccio teso e palmo oscillante, la migliore stima che possiamo fare è che produrre di che vivere dignitosamente, secondo le vigenti norme, rispettando l’equilibrio con l’ambiente, eroderebbe eccessivamente il profitto di ogni attività, di fatto riducendo, se non bloccando, il “meccanismo” di accumulo che esita nel granitico 10%-90%.

Magari costringendo addirittura ad abbandonare attività, poiché risulterebbero non profittevoli, non importa se considerate vitali per la comunità umana… il comparto sanitario è un eccellente campo di esplorazione, dovremo rimandare.

E così, impotenti, più o meno borbottando, vediamo continuare a permettere, se non addirittura incoraggiare, il ricorso al carbone, il traffico delirante di trasporto di materie prime e semilavorati da un continente all’altro, per servire unità di produzione che meglio garantiscono la crescita dei profitti, e la progressiva divaricazione della forbice… solo per dare un apio di esempi.

Non è da oggi che in ogni paese, in ogni nazione, al di là di ciò che da fuori può apparire, è sostenuto e protetto il diritto alla proprietà, e quindi, almeno formalmente, garantita la protezione di tale diritto.

Si capisce, nessuno vuole vedere violato il proprio spazio vitale, il proprio territorio, più o meno piccolo per la maggior parte dell’umanità, vedersi sottrarre con la forza ciò che è riuscito a ottenere, magari lavorando onestamente: per il 90% della popolazione mondiale il primo limite di esercizio della protezione delle sorgenti di risorse sembra coincidere con i confini che segnano la proprietà, altrettanto se non meglio protetta, del restante 10% della popolazione.

Viene garantita la proprietà dei miliardari cinesi: ma come sarebbe, come fanno a esistere miliardari cinesi? Sono comunisti, no, è impossibile che esistano. Invece esistono, eccome.

Allo stesso modo viene garantita la protezione della proprietà di ciascuno dei cittadini delle nazioni cosiddette evolute, indipendentemente dalla misura, quantitativa, della proprietà.

E con questo, il diritto di farci quel che vuole, con alcuni limiti, ma relativamente laschi, a quel che si può vedere, e soprattutto visti gli effetti che sono sotto i nostri occhi, incluso tutto ciò che serve per aumentare le risorse, le ricchezze di cui dispone.

Con quali limiti? Pochi, blandi, e nel tempo modificabili… vero, c’è in molti luoghi del mondo il dispositivo dell’antitrust, non in tutti, per impedire la formazione di oligopoli o monopoli privati, o, come si dice, l’abuso di posizione dominante di mercato.

Come riconosciamo esistente una severissima normativa che proibisce corruzione e concussione, occultamento di capitali: siamo pieni di normative, almeno dimostriamo, non dappertutto, buona volontà.

Normative e leggi costantemente aggirate, e non da piccoli furbetti che maneggiano poche migliaia o decine di migliaia di euro, eh no, girano somme da capogiro, lo vediamo ogni giorno, e sappiamo che non è che la punta di un iceberg immenso.

Tanto per darmi qualche numero, sono andato a cercare qualche dato sulla proporzione tra proprietà pubblica, al servizio di tutti i cittadini, e proprietà privata, tecnicamente al servizio di specifici cittadini, ho faticato un po’ a orientarmi nella babele di metodi di calcolo (prime risposte che compaiono in rete), finchè sono approdato su un paio di documenti a me comprensibili.

Lasciamo stare la proprietà finanziaria, fluttuante, mobile, sgusciante, che pure costituisce una forma della ricchezza, della proprietà di risorse enormemente rilevante, assai più di quella fisica, mobiliare e immobiliare.

Il patrimonio del nostro stato, lo stato Italiano, tra mobili, immobili e beni culturali e di valore artistico, cuba circa 300 miliardi di euro: la sola proprietà immobiliare privata cuba più di 8.000 (ottomila) miliardi di euro.

8.000 (ottomila) miliardi di cui, se non vado errato, un recente censimento ha rivelato la distribuzione di proprietà: il 20% (circa) delle famiglie italiane è ufficialmente proprietaria dell’80% del patrimonio immobiliare. Quante siano in realtà non è dato sapere, in teoria la legge vieta il ricorso ai prestanome, in pratica, si sa, le cose non funzionano così, le tasse non piacciono proprio.

Vogliamo scommettere che, se teniamo conto dei prestanome, ritroviamo il 10%-90%?

Mi sembra che non ci siamo.

Le misure adottate per limitare i danni incontestabili della poco o per nulla contrastata linea di azione che guida gli umani a proteggere le sorgenti della propria sopravvivenza, qui considerata nella sola forma del diritto alla proprietà privata, individuale, si dimostrano, nei fatti, totalmente inadeguate, su scala planetaria.

Abbiamo a che fare con la proprietà privata, nella misura in cui costituisce una delle forme per eccellenza con cui si attualizza la protezione delle sorgenti di sopravvivenza di ciascun singolo individuo, con l’istituto della proprietà privata, le regole che ne definiscono il legittimo utilizzo, e le regole che in realtà vengono seguite.

Cessione, acquisizione, trasmissione, e, con queste, occultamento, come i corvi, corruzione e concussione.

Seriamente pensiamo di poter “migliorare” la gestione della proprietà? Seriamente pensiamo di riuscire, con tenacia e determinazione, a cancellare le pratiche di occultamento, le pratiche corruttive e concussive?

In cuor nostro, mi si passi lo sdolcinato e romantico termine, sappiamo che la soluzione c’è, ed è una e una sola.


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