introduzione alla Sistemica applicata alla Narrazione

Tutti sanno che cosa sia la narrazione, e quindi parrebbe che potremmo senz’altro iniziare ad occuparcene, nella relativa certezza di una delimitazione del campo di indagine sufficientemente precisa, tale almeno da evitare fraintendimenti circa l’oggetto delle nostre osservazioni e riflessioni.

Tutti abbiamo continuamente a che fare con narrazioni, con qualcuno che ci dice o ci racconta qualcosa, a volte interessante a volte proprio no: fa parte della nostra quotidianità, e certo ha molteplici forme e luoghi di manifestazione.

Tutti siamo “produttori” di narrazioni, più o meno brevi, più o meno lunghe, tutti abbiamo provato il desiderio di parlare con qualcuno, di dire qualcosa a qualcuno, tutti abbiamo provato la soddisfazione per esserci riusciti o la frustrazione per non esserci riusciti.

Molti di noi sanno che c’è gente che della narrazione ha fatto un oggetto di studi sofisticatissimi, per non dire scientifici: linguisti, semiologi, narratologi, maestri dell’arte del narrare.

Noi seguiremo un sentiero in buona parte diverso e divergente da questa illustre tradizione, pur accogliendone benevolmente lo sforzo ed il risultato conoscitivo, e simultaneamente affermando che tali risultati ci hanno aiutato ben poco, per non dire nulla, nel migliorare non solo le nostre capacità di narratori ma anche la nostra comprensione e conoscenza della materia, mi si passi il termine, di cui è costituita qualunque narrazione.

Tra tutte le cose, gli aspetti distintivi del comportamento umano, perché mai dovremmo occuparci della narrazione?

D’accordo, è un ganglio rilevante della quotidiana interazione tra umani, lo è anche del quotidiano nostro funzionare, in forme molteplici e note, dal discorso cosiddetto interiore, lo stream of consciousness di joyciana memoria, alla lettura, certamente è pertinente rispetto ai temi ed agli scopi delle pagine raccolte in questo sito, sviluppare conoscenza e consapevolezza di come funzioniamo ricorrendo ai saperi sistemici, ma siamo sicuri che non ci siano strade, o percorsi, più significativi, insomma di maggiore importanza?

Siamo sicuri che non ci siano migliori alternative per mettere al lavoro le conoscenze sistemiche e trarne i benefici promessi, una migliore qualità della vita lavorativa e della vita quotidiana?

In effetti, occuparsi della narrazione può sembrare un poco frivolo, considerando la rilevanza, e, forse, la gravità di altri aspetti che tutti hanno sotto gli occhi, dalla difficile e assai criticata gestione planetaria della pandemia, al progredire incessante del divario tra ricchi e non-ricchi, l’inquinamento ambientale ed il riscaldamento planetario, la dolorosa questione della disparità di genere e l’aumento dei femminicidi, solo per dirne alcuni, insomma temi che, a quanto pare, almeno stando ai giornalisti ed ai reporter, interessano la gente.

Le rubriche che trattano delle narrazioni ci sono, la stampa ed i media se ne occupano, ma non certo dandogli particolare importanza: dunque, perché cacciarci, esiliarci volontariamente nel territorio del poco rilevante, se non del totalmente irrilevante?

Per la Sistemica del Comportamento Umano una strada vale l’altra, poiché in qualunque espressione del comportamento umano troviamo costantemente all’opera i nostri sistemi ed i nostri codici neurali, certo potremmo arditamente accogliere il cimento con uno qualunque dei rilevanti temi o problemi della nostra epoca.

In parte, certo in misura assai modesta e certo incompleta, ci siamo avventurati in quella direzione, la sezione del sito dedicata alla collera ne è la prova: di quelle annotazioni e riflessioni sono abbastanza contento, sono buone e portatrici di verità, ma… ma?

Il “ma” è costituito dalle caratteristiche delle inevitabili conclusioni a cui i nostri saperi ci conducono, la prima costituita dalla “insolubilità” del problema sul breve termine, nel termine breve calcolato ad esempio come invalicabile per cessare le emissioni di CO2, pochissimi anni… ma anche disponendo di termini più ampi, sarebbero comunque troppo brevi.

Il problema si potrebbe sì risolvere, anche in tempi brevi, grazie ad un intervento coordinato e sostenuto dai governi di tutti i paesi del nostro pianeta, analogo alla azione di lockdown, in più di un senso ammirabile, visti i risultati… temporanei certo, ma li ha ottenuti.

In altre e ben più incisive parole, la soluzione rapida ed efficace a tutti i millenari problemi di cui ancora oggi i media parlano e discutono con impegno è possibile a condizione di esercitare, sul piano planetario, la forza, per costringere ogni umano al comportamento desiderato, esattamente come durante il lockdown.

Impossibile? Se possiamo concepire questa soluzione, individuandone ogni singolo snodo di attuazione (e questo è possibile farlo, anche se, a mia conoscenza, non è ancora stato fatto… sin qui sono persuaso che io stesso, con l’aiuto di alcuni altri sapienti, sapremmo congegnare un piano adeguato), allora non abbiamo a che fare con l’impossibilità, ma con enormi difficoltà e con il calcolo delle probabilità di successo.

Appassionante, ma l’esito, per noi, è quello di approdare sulle rive dell’Utopia, nota isola, tra i migliori luoghi di produzione e consumo di piacevoli intrattenimenti: non ho proprio nulla contro l’intrattenimento, anche per averne sviluppato una accurata (per quanto mi è possibile) analisi sistemica ed averne colto ed indentificato gli elementi che “obbligano” a riconoscerne la enorme rilevanza per il buon funzionamento del soggetto umano, lontanissimo dal poterlo considerare vacuo, esiziale, effimero ed inutile.

Resta il fatto che cimentarsi con quei nodi “obbliga” ciascuno di noi a non poter fare, concretamente, proprio nulla di diverso da quel che già si fa, e cioè debole e non incisiva opposizione, oppure un campo giochi.

Ripieghiamo dunque sulla effimera e “leggera” narrazione?

Come quello che, notando che un signore sta cercando affannosamente qualcosa in un cespuglio sotto un lampione, di notte, gli chiede che cosa stia cercando, e se può aiutare, ottenendo in risposta “ho perso le chiavi della macchina, maledizione…” al che, gli chiede se è sicuro di averle perse proprio lì, e non altrove, ottenendo la risposta “ah no, sono sicuro di averle perse laggiù, dove ci sono quei cespugli”, quindi, sempre candido candido, chiede ma abbia pazienza, se è sicuro di averle perse laggiù, perché allora le cerca qui, restando fulminato dalla impeccabile risposta: “perché là è buio e non ci si vede niente”

Sono abbastanza sicuro che non sia affatto la stessa operazione, e che la storiella, che ho trovato divertente tanti anni fa, non ci riguardi: ciascuno di noi è un narratore, per sé e per altri, acquisire conoscenza e consapevolezza sistemica della propria narrazione risulta di considerevole aiuto nell’ottenere una migliore qualità della propria vita professionale e della propria vita quotidiana.

In questo sito, la sezione dedicata alla gestione dello stress ne presenta prove evidenti: anche quello è un tema scelto, sostanzialmente, per gli stessi motivi, lì possiamo farci qualche cosa di più e di diverso da quello che abbiamo fatto fino ad oggi.

Diciamolo apertamente: qualcosa di più, di diverso, e, soprattutto, di migliore, di più efficace.

E potremmo fermarci qui, lasciando a ciascuno il compito di intuire le profonde connessioni tra come e che cosa narriamo, a noi stessi ed ai nostri simili, ed i plausibili effetti del nostro agire narrativo sulla interazione con i nostri simili, nonché, in più di un senso, nella interazione con noi stessi, inseparabili compagni della vita di ciascuno.

Intuitivamente possiamo collegare una maggiore e migliore maestria del narrare, dell’avere a che fare con le narrazioni, con una migliore, per così dire, qualità della nostra interazione con i nostri simili, con questo potendo immaginare di riuscire a ottenere con più facilità ciò di cui abbiamo bisogno.

Simili che popolano il nostro ambiente professionale non meno degli altri ambienti con cui, quotidianamente, abbiamo a che fare, simili dalla cui azione, o non azione, dipende una buona parte del nostro benessere, delle nostre possibilità di riuscita.

Per sapere esattamente come ottenere una maggiore e migliore maestria nell’avere a che fare con la narrazione occorre studiare, riflettere, mettere alla prova, osservare i risultati, correggere, affinare conoscenza e abilità, tutte operazioni che, in buona misura, ci sono note.

È possibile che, mentre sviluppiamo questa specifica sapienza, ci rendiamo conto che non sarebbe male poterci confrontare con qualcuno, magari un esperto della materia, o un compagno di studio: l’interazione con un altro, esperto o no, si dimostra spesso di aiuto nel, per così dire, stabilizzare le nuove conoscenze che stiamo acquisendo.

Questo aspetto, accolto e ampiamente riconosciuto anche dai non-sistemici, ha una sua spiegazione, per noi sistemici non resta un semplice enunciato di fatto, ma si correla ad alcune specifiche proprietà dei nostri sistemi, proprietà che è bene conoscere, in qualche misura, per facilitare il nostro compito, e anche per poter eventualmente intervenire in modo adeguato, naturalmente a chi interessa, nell’ambito dei processi di apprendimento… già, l’apprendimento umano, tema enorme, di cui ci occuperemo più in profondità altrove, non qui e non ora.

Da soli o in compagnia, è tempo di metterci in viaggio, iniziando dai fondamentali.

gennaio 2019


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