- Siamo nella stessa squadra, lavoriamo tutti per lo stesso obiettivo, io lo tratto come un compagno di team, e lui si fa bello agli occhi del capo con le soluzioni e le idee che condivido con lui, mettendomi in ombra
Il Sistema Emotivo ci mette il suo zampino, i codici di regolazione della appartenenza e del rango contribuiscono alla generazione della linea di condotta della terna di soggetti, prima di ogni pensiero, indifferenti alle identità delle persone in gioco.
Identità e persone che al Sistema Emotivo non è dato riconoscere, non sa che cosa siano, non può saperlo: sono codici antichissimi, generati attraverso innumerevoli generazioni per favorire la vita in comunità e l’azione coordinata di più soggetti, codici che troviamo in numerose altre specie, non sono una nostra esclusiva.
Anche il Sistema Emotivo non può non funzionare, nella sua radice il lavoro del Sistema Nocicettivo e del Sistema Proficettivo è incessante, ogni elemento generato dal Sistema Sensoriale viene finemente processato e poi integrato: ed il Sistema Emotivo fa il suo onesto lavoro, al presentarsi di ogni configurazione di ambiente propone le vie maestre per averci a che fare.
Ne ha alcune, e tra queste raccogliamo le indicazioni che riguardano l’appartenenza (e la dis-appartenenza), il riconoscimento di rango e di merito: il nostro campione di team si lamenta, è triste ed arrabbiato, il collega non si comporta come il suo codice indica che si dovrebbe comportare.
Non si mettono in ombra i compagni per farsi belli con il capo, questo viola l’appartenenza ed il merito: essendo entrambi condizioni vitali da realizzare, il dispiacere associato alla violazione del codice emotivo segnala perentoriamente una minaccia alla sopravvivenza.
E, di nuovo, il Sistema Emotivo indica la strada per avere a che fare con ciò che minaccia, attacco-distruzione o fuga: nel nostro mondo sociale evoluto, normalmente, ci sono pesantissimi limiti sia all’attacco che alla fuga.
Sembra che non ci sia via di uscita, impossibile disattivare il Sistema Emotivo, impossibile escludere il segnale penoso, impossibile attaccare o fuggire, occorre trovare una diversa soluzione: la più comune è sopportare il disagio, pagando il prezzo di una relazione fortemente esposta a deteriorarsi, di bassi livelli di cooperazione e collaborazione, insomma addio al team.
E magari mettere in atto dispositivi di neutralizzazione dell’attacco, in questo caso sgomitare un po’ per rendersi più visibili al capo, cercando di rendere pan per focaccia.
Naturalmente troviamo all’opera almeno un altro codice emotivo, quello che sostiene la condotta del “traditore”: è il codice di dipendenza, antecedente su cui in parte si fonda l’Helper, e che, in questo caso, stando alla narrazione del nostro campione del gioco di quadra, pare abbia avuto maggior peso degli altri codici.
Come abbiamo notato in precedenza, quando il Sistema Emotivo non riesce a risolvere un problema, il Sistema Pensiero Operazionale può tentare di individuare una diversa e più complessa soluzione: al nostro campione può servire una migliore conoscenza della nostra natura sistemica, in particolare dei nostri codici emotivi, per riuscire ad accedere ad una elaborazione della questione che ne riduca il potenziale distruttivo.
Per riuscire ad accogliere, ad esempio, che l’Altro, anche in questo caso, come qualunque entità vivente, sta facendo del suo meglio e non può fare altro che fare del suo meglio, e considerare anche le possibilità di aiutarlo a ottenere ciò di cui ha bisogno, magari ottenendo che l’altro adotti una linea di condotta più favorevole.
L’operazione è certamente complessa, anche e soprattutto per la connessione ancora non evidenziata con il funzionamento del Sistema Egoico: le “conoscenze” che riguardano il governo della interazione con i nostri simili sono, più delle altre, critiche e delicate per il nostro sofisticato Sistema Egoico, di cui ci occuperemo tra poco.
Il Sistema Emotivo, che in parte condividiamo ancora oggi con la specie che ci ha preceduto, ha più o meno 90 milioni di anni, parecchio più vecchio dei successivi sistemi di pensiero: non stupisce troppo che il suo funzionamento domini ancora oggi una ampia porzione del comportamento umano.
Come per la maggior parte dei nostri sistemi, integrati in varia misura con il Sistema Nocicettivo e con il Sistema Proficettivo, l’esecuzione dei suoi codici si accompagna alla attivazione del Sistema Proficettivo (segnale: siamo contenti), il blocco, la mancata esecuzione alla attivazione del Sistema Nocicettivo: il nostro campione esibisce indicatori di tristezza e di collera, oltre a esplicitare verbalmente le sue osservazioni circa il suo stato emotivo.
Da tempo è stato notato che la complessità della nostra vita sociale richiede di sopportare gradi sempre crescenti di disagio, disagio correlato alla necessità di inibire quello che comunemente viene chiamato comportamento istintivo, e che ora, con maggiore precisione, riconosciamo come codice emotivo: la soluzione più semplice, per il nostro campione, consiste nella eliminazione fisica del traditore, purtroppo è una soluzione fortemente sconsigliabile.
Il disagio vissuto rischia di venire impropriamente compreso, rischiamo di confondere l’”allarme” correlato al prodursi di una configurazione di ambiente potenzialmente minacciosa (espulsione dal gruppo, sfavore del capo, svalutazione dei nostri meriti) con l’allarme correlato al blocco di esecuzione della azione indicata dal codice emotivo.
Così rischiando di scartare soluzioni alternative percorribili, nel caso in questione di recupero di collaborazione e trasparenza ottenibili con comportamenti più “sofisticati”, poiché costantemente sottoposti al flagello del disagio correlato alla inibizione del corso di azione indicato dal codice emotivo, che viene implacabilmente segnalato dal Sistema Nocicettivo.
Una migliore conoscenza della nostra natura sistemica aiuta ad individuare modalità più adeguate di gestione degli allarmi di tutti i nostri sistemi, accettando la sofferenza, a volte anche intensa, che è solo la sostanza degli allarmi, mentre elaboriamo corsi di azione più efficaci ed ottenere configurazioni di ambienti a noi favorevoli.
Elaborazione che per lo più richiede tempo, non è immediata, le soluzioni non sono immediate, come richiede il Sistema Emotivo, il disagio non può sparire subito: durante questo tempo “tecnico” il disagio, ora compreso nella sua natura, va sopportato, e attenuato per quanto possibile.
Accettando che anche dopo che avremo trovato soluzioni accettabili e realistiche, il Sistema Emotivo torni a farsi sentire…