- E Io, allora?
Già, non possiamo trascurare il Sistema Egoico, per quanto possa risultare arduo il compito di occuparsene.
Solo gettando un’occhiata nelle nostre case, anche solo superficialmente considerando le persone a noi più care, come si svolge una sola nostra giornata “normale”, ciò che emerge è una quantità e varietà di bisogni e di azioni da capogiro, ci vorrebbero settimane per descriverli adeguatamente, volumi per iniziare a metterli nero su bianco.
In ciascuno di essi troviamo un pezzetto del Sistema Egoico, corrispondente al codice, al plesso-sequenza di neurogrammi attivati per avere a che fare con ogni singolo dettaglio: come tutti i sistemi, anche il Sistema Egoico deve funzionare e trovare prova del proprio buon funzionamento.
“Sì, ma…”
Nella comune interazione con i nostri simili, la frequenza con cui si presenta il sì-ma è normalmente molto elevata, anche quando non ci sono sostanziali elementi di opposizione: ciò con cui abbiamo a che fare viene maneggiato in un modo diverso da quello che il sì-maista adotta preferenzialmente.
Di nuovo troviamo in gioco il Principio di Similarità, ciò che si trova nell’ambiente reale non è abbastanza simile a ciò che si trova nell’ambiente virtuale, condizione non favorevole alla nostra sopravvivenza, occorre fare qualcosa per ottenere una migliore collimazione.
La prima operazione che in genere vediamo compiere consiste nell’opporsi (sì, ma…) accompagnato dal presentare, ripetere, ribadire, ripresentare ciò che invece è appropriato: è un atto narrativo, di cui conosciamo già i benefici per il narrante.
Il Sistema Egoico, a favore della sopravvivenza dell’organismo, deve ottenere continue prove del proprio buon funzionamento, inclusa la prova della efficacia dei codici di cui è costituito: molto di più e di gran lunga più importante di ciò che siamo abituati a pensare del voler aver ragione, più o meno ad ogni costo.
Il Narratore efficace deve essere di aiuto, naturalmente, specialmente quando si tratta di sviluppare un apprendimento, cosa che implica una modificazione dei codici.
“Siamo amici, ma se non chiamo non si fa sentire…”
Il nostro Sistema Egoico, per essere efficace ed efficiente, lavora per plessi di plessi di neurogrammi, si costituisce come un Arlecchino, come una compagnia teatrale: i “personaggi” di cui è costituito (plessi di plessi di neurogrammi), che entrano in gioco per governare l’interazione con gli ambienti, a volte coincidono con soggetti esistenti nell’ambiente reale.
Persone care, amici, chi ci è più vicino, in altre parole, sono letteralmente “parti” del Sistema Egoico: la loro presenza e la loro assenza nel nostro ambiente reale si correla alla integrità del Sistema Egoico, quando fisicamente non sono presenti, quando non possiamo sincerarci della loro reale esistenza, del loro benessere, proviamo pena, il Sistema Nocicettivo segnala configurazione minacciosa.
Fino alla esperienza più estrema, dove il dolore è intenso e prolungato, e molto tempo ci è necessario perché si attenui: fisicamente perdiamo una parte importante di noi, esattamente come se fosse una parte del nostro corpo, poiché lo è.
“Lontano dagli occhi, lontano dal cuore…”
In fondo, quelli che non conosciamo, o conosciamo poco, e che non vediamo, possono fare quel che gli pare, purché non ci siano evidenti danni o minacce per noi: quelli con cui viviamo no, non possono.
Quelli con cui viviamo devono fare come diciamo noi, ed in quel caso siamo contenti: è ancora opera del nostro Sistema Egoico, quando le cose non vanno così la pena rivela una fonte duplice, come per il Sistema Emotivo.
Da un lato, se chi ci è vicino non fa come diciamo noi ci può essere il rischio che si producano configurazioni di ambiente a noi sfavorevoli, ed il Sistema Nocicettivo lo segnala; dall’altro siamo davanti alla prova che i nostri codici non sono efficaci, e che, addirittura, parti del nostro Sistema Egoico non funzionano a dovere.
Solo un lungo addestramento a sopportare temporaneamente la frustrazione dei nostri desideri permette di passare dal “normale” dare istruzioni al chiedere “tu come faresti”, permette di accogliere e di tentare di avere a che fare con la diversità dei nostri simili, dei loro codici, con la loro natura autopoietica.
“È una persona di carattere forte…”
Flangar sed non flectar, mi spezzo ma non mi piego, questi tratti sembra siano socialmente apprezzati… almeno a parole.
La vita in comune, il lavoro insieme ad altri mostra prove inconfutabili delle enormi difficoltà ed ostacoli generati dalle cosiddette persone di carattere: cooperazione e collaborazione richiedono flessibilità ed apertura, tuttavia, in ciascuno di noi, il desiderio che tutti facciano come diciamo noi, senza discutere e senza opposizione, è insopprimibile.
Ora sappiamo che questo desiderio è una faccia della medaglia del bisogno di trovare prova del nostro buon funzionamento: l’apprezzamento riservato al “carattere forte”, nonostante le evidenti difficoltà e ostacoli che genera, riflette il nostro non tanto segreto desiderio di poter fare come ci pare, e che gli altri facciano come pare a noi.
Che si tratti di un desiderio irrealizzabile, nell’ambiente reale, è tanto ovvio quanto irrilevante, rispetto alla nostra configurazione sistemica: il nostro bisogno sistemico resta al piede di questo singolare e contraddittorio apprezzamento, resta al piede di imponenti fenomeni collettivi, dalla cosiddetta leadership carismatica alla dittatura, dai social network a una parte rilevante della produzione e fruizione di forme di intrattenimento collettivo.
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Abbiamo messo il Narratore in una difficile posizione: da una parte deve essere un Helper, porgere e fornire aiuto rispetto ai bisogni con cui ha a che fare il suo interlocutore, dall’altra abbiamo appena affermato che il bisogno sistemico è al piede di leadership carismatica, dittatura, social network e altro ancora.
Vediamo di toglierlo da questa imbarazzante situazione: leadership carismatica, dittatura, social network sono soluzioni illusorie ed inefficaci, dal punto di vista dell’efficace governo della interazione con l’ambiente reale, Narratore efficace è chi riesce a porgere aiuto e supporto per migliorare il governo della interazione con entrambi gli ambienti, reale e virtuale.
Il successo di cassetta e di pubblico, il consenso sociale non sono sufficienti a permetterci di distinguere soluzioni efficaci e soluzioni inefficaci, occorre andare più a fondo e più nel dettaglio nell’esame del governo della interazione con gli ambienti.