
Un punto di inizio promettente è la capacità di produrre rumori, suoni, capacità che i progenitori della nostra specie hanno acquisito nel corso della evoluzione della vita biologica.
Non sono solo i soggetti della nostra specie a disporre di questa capacità, capacità che qui significa proprietà emergente di un sistema biologico vivente: dato che capacità è più rapido da usare in luogo di “proprietà emergente di un sistema biologico”, continueremo ad usare capacità per evitare la lunga perifrasi, ma cercheremo di ricordarne il significato che qui adottiamo.
Poca a nulla fatica nel riconoscere ed accettare che tale proprietà costituisca per il sistema biologico vivente un enorme vantaggio competitivo rispetto ai sistemi biologici viventi che non dispongono di tale proprietà, di tale capacità, nella quotidiana lotta per la sopravvivenza.
La produzione di segnali sonori, accompagnata dall’avere a disposizione un sistema sensoriale in grado di intercettare segnali sonori, facilita enormemente l’accoppiamento, l’allevamento e la protezione della prole, la ricerca di cibo, la protezione del territorio vitale, la cooperazione tra soggetti della stessa specie, e non di rado tra specie diverse.
A questo livello molto primitivo non abbiamo bisogno della mente (qualunque cosa intendiamo con mente, purtroppo dovremo occuparcene, ma non ora), abbiamo a che fare con “semplici” riflessi motori: l’uccellino cinguetta, mentre saltella qua e là scovando abilmente ciò di cui si alimenta.
Questa forma di vita, l’uccellino, il comune passerotto, che certo possiamo considerare enormemente più semplice rispetto alla formidabile complessità del più primitivo dei nostri antenati umani, è tuttavia già enormemente complessa, formidabilmente più complessa ad esempio dell’eucariote.
Tuttavia, dell’eucariote ha ereditato quasi tutto, compreso l’elemento nucleare del sistema motorio, che poi nel corso di miliardi di anni si è evoluto, in quella specie, nel complessissimo sistema motorio di cui dispone il più piccolo ed umile passero comune.
Non diversamente da quanto è accaduto a noi, nella storia evolutiva della nostra specie.
All’inizio dunque era il suono… forse siamo stati un po’ pigri, fissando nella capacità di una specializzazione del sistema motorio, quasi sempre integrata nel più antico sistema digestivo, il punto di inizio della narrazione.
A ben guardare, sembra più plausibile che il punto di inizio si situi prima, prima della capacità di produrre suoni o rumori, e risalga a ciò che oggi con leggerezza chiamiamo emozione.
Dico con leggerezza poiché quasi nessuno di noi è consapevole e tiene presente che, quando diciamo emozione indichiamo un processo ed un fenomeno di considerevole complessità, le cui origini arrivano plausibilmente alla ameba, al suo espandersi in cerca di nutrimento e ritrarsi al contatto con sostanze nocive.
Abbiamo probabilmente a che fare, fin dall’inizio, con l’intreccio, con l’integrazione tra almeno tre sistemi: il sistema motorio, tra i più antichi, il sistema nocicettivo ed il sistema proficettivo.
Il sistema nocicettivo è quel sistema che “si occupa” della segnalazione al sistema di governo del più ampio sistema di cui fa parte integrante (per noi umani è il nostro intero organismo), e che costituisce parte del suo ambiente di riferimento, del rendersi presente di una configurazione di ambiente sfavorevole, minaccioso, avverso alla sopravvivenza del sistema maggiore (per noi, ancora, il nostro intero organismo).
Il sistema proficettivo[1], simmetricamente, è quel sistema che si occupa della segnalazione al sistema di governo del più ampio sistema di cui fa parte integrante (il nostro intero organismo), e che costituisce parte del suo ambiente di riferimento, del rendersi presente di una configurazione di ambiente favorevole, promettente, di supporto alla sopravvivenza del sistema maggiore (ancora, il nostro intero organismo).
Nella nostra comune e quotidiana esperienza vitale, riconosciamo che il primo utilizza, per così dire, il linguaggio del dolore, tanto più intenso quanto più è grave la minaccia che incombe; il secondo utilizza il linguaggio del piacere, tanto più intenso quanto più favorevoli sono le configurazioni che incontriamo.
Certo nella ameba questi due sistemi non esistono: la loro esistenza è condizionata dalla esistenza di un sistema neurale sufficientemente corposo, e il nostro lo è senz’altro, oltre 100.000 chilometri di filamento neurale e 10 alla 16 connessioni neurali.
Ma anche quello del passerotto lo è a sufficienza per permettergli una, per così dire, gestione sofisticata del suo apparentemente semplicissimo e monocorde cinguettio.
Nel cinguettio, in altre parole, troviamo intrecciati i funzionamenti di parecchi sistemi, (sensoriale, proficettivo, nocicettivo e motori, almeno) funzionamenti integrati dal sistema neurale, e che risultano in plessi-sequenze di azioni governate, guidate, dai codici neurali correlati.
Siamo lontani dal E=mc2, ma non poi tantissimo: per arrivarci dovremo ricostruire l’intervento, il contributo di altri sistemi ed affrontare la meraviglia dell’ambiente virtuale, dote straordinaria consegnata a ciascun essere umano.
Ma non dovremo e non potremo dimenticare che i sistemi che presiedono e consentono il semplice (in apparenza) cinguettio del passerotto sono anche tra i sistemi che presiedono e consentono una delle narrazioni più straordinarie del genere umano, E=mc2
Non dovremo e non potremo dimenticare che E=mc2 trova le sue profonde radici e le sue profonde ragioni ed origini nel quotidiano ed ineludibile impegno per la sopravvivenza, sottoprodotto del lavoro dei sistemi che presiedono e consentono la sopravvivenza della nostra specie.
[1] inutile cercare questo lemma, è un mio neologismo: in letteratura si trovano riferimenti ai centri del piacere, poiché gli studiosi non hanno ancora realizzato che per la nostra salvaguardia sono più efficienti ed efficaci due sistemi indipendenti di classificazione primaria delle configurazioni di ambiente con cui abbiamo a che fare, limitandosi per ora a riconoscere l’esistenza del sistema nocicettivo, e, per il resto, trafficando con i cosiddetti centri del piacere.